CONCLUSIONI
“Un Gioco Antico Diventato Calcolo Moderno”
Che cosa accomuna Pitagora (di cui si dice essere una divinità equiparabile a Gesù, Mytra o Krishna) a quello che ora è diventato un computer (un calcolatore)? L'amore per la musica e per la sapienza che ogni cuore ha! Ma tutto ciò ha portato la musica in un ruolo ambiguo e contraddittorio, poiché si è passati da divinità (quindi da un essere immortale e che quindi ha l'anima, o quanto meno crea i presupposti per conservare l'immortalità dell'anima) ad una “cosa” che non ha cuore e quindi neanche anima, come il computer, il calcolatore.
Allora è reale l'incubo che le macchine finiranno per possederci?
Secondo me possiamo correre questo rischio: Pitagora ha dato a noi questa sapienza che è ancora più antica di Lui (infatti tutte le sacre scritture dicono “vi fù il verbo” e cosi nacque l'universo) 8.000-5.000 AC (i Veda e l'Antico Testamento)! Ma l'uomo non è contento per indole, o almeno è deluso e inappagato della propria esistenza e ha sempre avuto voglia di “nuovo”: ha voluto coltivare la terra, poi il teatro e la musica, le leggi, i grandi filosofi e i rivoluzionari, i poeti, i santi e i navigatori, le guerre. Ora nel nuovo millennio le macchine.
Ma la situazione è peculiare negli ultimi decenni, i computer sembrano dare impulso ad una nuova rivoluzione industriale. Procedendo di questo passo, con le nuove tecnologie, da 5 miliardi di persone sulla terra, nel giro di 28 anni siamo passati a 9 miliardi di persone. Siamo in tanti ma le macchine potrebbero non consentire a tutti di avere un lavoro e di poter sostenere la propria vita come si poteva presagire in passato. Le macchine avrebbero dovuto liberarci dai compiti di fatica e dai tempi e ritmi esasperanti di lavoro, mentre al contrario ci relegano ad un ruolo marginale nel sistema produttivo, quasi superfluo. Tuttavia - come sottolineato in precedenza - non sembra condivisibile la proposta di Bill Gates di tassare i robots.
Squarepusher e Aphex Twin che programmano la musica non eseguendola - se non tramite le macchine - sembrano fomentare questo tipo di marginalità dell’esecutore: tutto ciò ci fa pensare che stiamo assistendo alla seconda rivoluzione industriale.
La fisica quantistica - una scienza che io reputo più vicina alla musica e all'arte in generale - afferma che il tempo non esiste e che il vuoto è energia, quindi frequenze. Ma ora rischiamo di oltrepassare il limite consegnando la ragione ad uno strumento - il calcolatore - che di per sé appare ancora piuttosto “ottuso” nel confronto con l’intelligenza e con l’animo umano.
Per Steven Awking le macchine finiranno per “impazzire” o ribellarsi, il calcolo – finalizzato al raggiungimento di obiettivi per lo più commerciali - diventa sempre più veloce, inanimato, privo di profondità o di remore (ne sono esempi i social network, la creazione di fake news, il caso Anonymous e il caso Blue Whale).
Non consegniamo la musica agli ingegneri, ai fisici, ai matematici o agli scienziati che pensano di appropriarsi del verbo primordiale creando una macchina che fa musica: esso non è un essere vivente, ma un qualcosa di inanimato, privo di emozioni, che non può valutare il pericolo dei suoi stessi calcoli matematici applicati all’espressione artistica o alla vita.
La musica è ciò che veramente ci fa stare bene: difatti, la risposta alla domanda di Piergiorgio Odifreddi da parte di Karl Heinze Stockhasuen è emblematica, nel momento in cui parla della celeberrima sequenza di Fibonacci, che sta tanto a cuore sia al maestro che a me (1 – 1- 2 – 3 – 5 – 8 – 13 ...). Questa sequenza - ricavata addizionando sempre il numero che precede partendo da uno - sta alla base dell’architettura naturale, la così detta “sezione aurea”, da cui si ricavano molteplici geometrie: dalla conchiglia alla galassia, dal tempio greco al disegno – non solo o semplicemente artistico - della Gioconda.
È da questa sapienza antica e naturale che dobbiamo trarre la nostra forza, il quale, al pari della musica, ha una natura “universale”, trae origine dal verbo dei primordi (un suono) di cui ci parlano tutte le culture antiche, cioè il “non io” che dice: “io esisto e quindi creo” (che scientificamente può essere definito il big bang) al più piccolo suono ricavato in uno spettrogramma di frequenza.
Col tempo si è passati dall'assoluto al relativo, poiché in ogni nostra singola cellula e/o cuore vi è una fiamma pitagorica, una fiamma divina che ci rende unici ed eterni, che distingue la nostra essenza e la nostra arte musicale da quella prodotta dai robot e dalle macchine.